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Amaro Gregario

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Tuttobiciweb amaro Gregario

Articolo di marco pastonesi

E’ un corridore d’altri tempi. Cappello con visiera, occhiali da motociclista, tubolare a tracolla, baffi a manubrio, braccia secche, cosce forti, occhi sbarrati forse per l’attenzione, bocca aperta forse per catturare più aria possibile, fili esterni, pedali a gabbietta. Sembrerebbe più eroico che tecnologico, più in discesa che in salita, più inseguitore che fuggiasco, più in lotta per la maglia nera che per quela rosa (ma la sua maglia è nera, dunque potrebbe essere il titolare della maglia nera che lotta contro il fuori tempo massimo). Sullo sfondo: il cielo azzurro e le Alpi innevate. E in primo piano, sull’etichetta, la scritta tutta in maiuscolo AMARO GREGARIO.

 

Amaro sostantivo, non aggettivo. Amaro in senso liquido, non umorale. Se i campioni brindano a champagne, se i vincitori festeggiano a spumante, i gregari si ricaricano – se è vero che più lo mandi giù e più ti tira su – con l’amaro. L’amara vita (ma neanche tanto, dai) del gregario. E allora un’antica ricetta delle Alpi Retiche, almeno una decina di erbe alpine, una denominazione balsamica mentolata (non sarà un caso che amaro è anagramma di aroma), una gradazione alcolica di 25 gradi, una distilleria artigianale locale.

 
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